Ebbi occasione di vedere e sentire Carniti per la prima volta nel 1983, quando venne a Torino, per l’orazione funebre di Cesare Delpiano. Allora ero un giovane delegato alla Fiat Avio. Carniti partì nel suo intervento di ricordo di Delpiano, in Piazza Arbarello davanti alla storica sede Cisl con il piglio del Sindacalista asettico ma dopo solo alcune frasi l’emozione prese il sopravvento e la voce si incrinò, Carniti seppe riprendersi e andò avanti con quella sua voce inconfondibile. Lì capii una delle prime cose da sindacalista: il coraggio, sempre, anche di fronte alla perdita di un amico. Il coraggio di fare sempre il proprio dovere al meglio del ruolo che ti è stato assegnato. Durissimo a farsi. Di Carniti, parlandone ancora ieri sera al telefono con un giornalista che visse in diretta le indimenticabili, nel bene e nel male, assemblee a Mirafiori al termine dei 35 giorni, ricordo la sua voce che nell’enfasi diventava quasi un furore, una grinta che non era mai perdita di lucidità. Anzi più il suo tono si alzava più l’analisi era lucida. Sovente oggi invece abbiamo il contrario; molti sindacalisti alzano la voce, fanno il comizio perchè così possono nascondersi dietro il vuoto delle loro parole. Ogni Maestro ha il suo tempo ma il buono va colto per portarlo nel futuro. Grazie Segretario.
Claudio Chiarle, Segretario Generale FIM Torino e Canavese