Oggi su La Repubblica di Torino intervista a Davide Provenzano, Segretario Generale della FIM CISL Torino e Canavese .

Le sue preoccupazioni  in merito alla “riapertura della città” sono legate sicuramente a tre fattori: il primo, la salute che resta uno dei punti deboli assolutamente da non sottovalutare; il secondo, non in ordine di importanza, i figli dei lavoratori che tornano in fabbrica. Dove lasciarli? Da soli a casa ovviamente no, ma nemmeno dai nonni. Il terzo fattore, il lavoro, che si rischia di perderlo, e quando l’azienda chiama, si va!

“Se devo giudicare dalle telefonate che ricevo in queste ore dagli operai, la paura più grande non è per la salute. Certo c’è anche quella. Ma la principale preoccupazione sono i figli», racconta Davide Provenzano, che guida a Torino i metalmeccanici della Cisl. Perché i figli? «Chi li guarda in casa? Nessuno si fida a lasciarli ai nonni, che sono anziani e potrebbero infettarsi. Ma a lavorare bisogna andare. Dopo questo virus si rischia di perdere il posto. Se l’azienda chiama, devi andare”.

Andare è una parola.

Vi alleghiamo l’estratto de La Repubblica.

La FIM nasce  ufficialmente nell'ottobre del 1951, ma in realtà è già in vita dal 30 marzo 1950, quando a Milano due sindacati metalmeccanici democratici stipulano un accordo di unificazione sotto la sigla Fim e decidono di aderire alla confederazione Cisl, impegnandosi ad affermare un modello di sindacato democratico, riformista, autonomo, laico e solidaristico.

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